Coronavirus e fake news agili o “smart” per lavare il cervello

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Poiché l’opinione pubblica italiana non ha preso benissimo questo annuncio di fase due – il motivo principale è che non si comprende perché le disposizioni più restrittive debbano restare uniformi in tutto il Paese, comprese le due Regioni e le 22 province a contagi zero, a meno di sospettare ragioni di consenso legate alle polemiche campanilistiche che seguirebbero a riaperture non omogenee –, i media della Corporation cercano di riallineare il consenso con la propalazione di notizie false che chiamerei “fake news agili”.

Le fake news agili o “smart” si carattarizzano per il fatto di avere il titolo che suggerisce una cosa e l’articolo che ne dice un’altra. Tre esempi clamorosi di cui si discute in questi giorni:

1. La Francia fa marcia indietro sulla riapertura delle scuole. Poi leggi l’articolo e scopri che c’è un dibattito in corso tra governo, opinione pubblica e comitato scientifico sull’opportunità o meno di riparire le scuole a partire dall’11 maggio, senza obbligo di frequenza e con riaperture progressive: al momento, non c’è alcuna marcia indietro.

2. In Germania aumentano i contagi dopo la riapertura: poi leggi l’articolo e scopri che è aumentato, di poco, solo l’indice di riproduzione dei contagi, ma non in relazione agli “allentamenti”: infatti alcuni Lander, non tutti, hanno iniziato ad allentare da ieri l’altro e se teniamo conto che il tempo di incubazione del virus è di almeno due settimane, a logica, non può esserci alcuna relazione con le riaperture di lunedì scorso. Infatti è notizia di oggi che il R0 è sceso a 0,75. Cosa diranno i giornali? Merito della cautela di ieri?

3. Bambini e coronavirus: anche i più piccoli si ammalano. Poi leggi l’articolo e scopri che si è verificato un aumento di casi della sindrome di Kawasaki, tuttavia non c’è alcuna relazione diretta con questo virus, visto che la maggioranza dei bambini risulta negativa e per fortuna guarisce nel giro di 4 giorni, mentre potrebbe esserci una relazione con l’inquinamento ambientale delle zone di provenienza (che non viene menzionata) o altre cause ancora (come messo in evidenza dai ricercatori che se ne stanno occupando).

Lavaggio del cervello sempre in modalità ON.


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