Chi siamo

Tutto è cominciato con la collana di narrazioni Wildworld, che è stata inaugurata nel marzo del 2018, a cui è seguita la costituzione del sito/blog omonimo, nell’ottobre del 2019, con l’idea di «aprire più di un fronte di riflessione sui nuovi mezzi indispensabili, oggi, per esplorare il nostro mondo selvaggio fuori alle mappe novecentesche e lanciare una rivoluzione in campo editoriale e letterario»: nel giro di un mese, a questo gruppo originario di selvaggi si è sommata la compagine degli imperdonabili, con la quale si è raggiunta una convergenza dapprima ideale e poi redazionale a partire dal gennaio 2020.

Due restano i versanti d’interesse principali: il modo in cui verità e menzogna si implicano nella formazione dell’opinione pubblica e delle sue narrazioni; il funzionamento di quella parte del sistema editoriale che lavora proprio sulle narrazioni.

Oltre a interventi a cuore aperto sulla realtà, riflessioni sulla cronaca e cronaca delle riflessioni, notizie dal mondo del libro, iniziative satiriche, recensioni di opere a tema con l’interesse degli autori e tutto il crocevia di sentieri selvaggi e imperdonabili del pensiero sempre sul filo della vertigine, il sito si caratterizza per l’uso di podcast audio e video al posto del tradizionale racconto o dell’intervento d’occasione. Almeno, per ora.

La redazione
Il primo nucleo di scrittori coinvolti nel progetto Wildworld si è incontrato nel giugno del 2017 presso il rifugio “Nello Conti” ai Campaniletti (Alpi Apuane): ne facevano parte gli autori Marco Aragno, Mario Bramè, Marco Mantello, Giulia Seri e l’editore Giulio Milani. A quel primo momento di condivisione, si sono sommati nel tempo i consigli, le integrazioni, gli spunti di altre persone a diverso titolo interessate allo sviluppo originario del progetto, come lo scrittore Demetrio Paolin e il critico letterario Lorenzo Marchese, oltre al contributo di quanti sono entrati a far parte della collana negli anni successivi o si sono uniti alla discussione intorno ai nostri libri e alla nuova poetica della «realtà possibile».

Il secondo nucleo di autori, artisti e lettori, coinvolti invece nel movimento degli Imperdonabili, si è incontrato a Roma l’11 e il 12 gennaio 2020, presso l’ex ministero dell’agricoltura all’Eur, collegato in videoconferenza con il resto del gruppo nazionale: ne facevano parte – oltre ai fondatori Veronica Tomassini e Giulio Milani –, Simone Cerlini, Mario Bramè, Floriane Calvanese, Tiziano Nimo, Lia Iovenitti, Luca Fassi, Lorenzo Semorile, Eugenio Chiara, Filippo Ottonieri, Viviana Viviani, insieme a sottoscrittori della prima ora come Davide Brullo, Gianpaolo Serino, Andrea Ponso.

Oggi la redazione è composta da: Roberto Addeo, Mario Bramè, Simone Cerlini, Eugenio Chiara, Luca Fassi, Peter Genito, Giulio Milani, Filippo Ottonieri, Lorenzo Semorile.

Il logo degli Imperdonabili è stato gentilmente realizzato da Emiliano Spada.

Responsabilità

Il sito/blog “Gli Imperdonabili” raccoglie testi e interventi di natura letteraria, a scopi culturali, critici, satirici e senza alcun fine di lucro. I materiali sono pubblicati nell’esercizio della libertà di pensiero, di critica, di satira, di espressione e informazione garantita dalla Costituzione.

Nel contesto letterario i personaggi sono inventati e quanto vi accade non ha mai avuto luogo nel modo che si racconta: agli eventi di cronaca è stata inflitta una curvatura che li travalica; i riferimenti a “persone esistenti e a fatti realmente accaduti” costituiscono lo schema utile a intercettare, per interposto autore, sensibilità e fenomeni collettivi: vengono lanciate, da qui, delle ipotesi romanzesche che non hanno e non vogliono avere alcun valore documentario.
I nomi, i ruoli, gli asterischi e gli omissis presenti in queste pagine non sostituiscono un luogo o un nome o un ruolo precisi come nei romanzi a chiave, dove fatti veri sono attribuiti a personaggi in maschera, ma sono dei marcatori per sottolineare la sostanziale intercambiabilità dei luoghi, dei nomi e dei ruoli nella serialità delle notizie e del loro mercato: i fatti attribuiti, perfino quando sembrino riconoscibili, rappresentano l’esercizio di una forza inventiva che supera la realtà. La scrittura romanzesca di eventi realistici, come la loro rielaborazione nel processo di mediazione che le è proprio, non passa infatti dalla presunta oggettività dei mezzi di informazione di massa né dal rispetto della verosimiglianza propria del diritto di cronaca, ma, semmai, dal lavoro di manipolazione specifico del letterario: in questo modo il perturbante, il paradosso, l’estraneo e il surdeterminato rappresentano i mezzi per offrire una visione tesa all’affermazione di ideali e di valori che possano trovare riscontro in una molteplicità di persone; là dove l’autore racconta invece sé stesso per interposto fatto di cronaca, risemantizzando un’esperienza indiretta collettiva.

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