La collana Wildworld

Dicono della Wildworld

«Transeuropa – provocatrice per Dna – rimescola tutte quante le carte della narrativa tra realtà e finzione.» Fulvio Paloscia, “La Repubblica”

«Sfugge a ogni facile compromesso con il racconto del reale. Se lo spunto è la drammatica vicenda, l’esito non potrebbe essere più spiazzante.» Guido Caldiron, “Il manifesto”

«Non è un’inchiesta giornalistica né racconto basato sulla classica “storia vera”. È un esperimento letterario, il primo di una serie. Sfogliare per credere.» Marco Bracconi, “La repubblica/ Robinson”

«Se a dominare è la postverità con le sue diramazioni tentacolari, l’unica strada ancora percorribile rimane quella dell’invenzione dichiarata. Un procedimento che ha il merito di rimettere in discussione le ragioni e i limiti del romanzo nell’era della serialità televisiva.» Alessandro Zaccuri, “Avvenire”

«Oggi qualsiasi romanzo distopico deve competere con le migliori serie tv, con la loro qualità immaginativa e drammaturgica – come Westworld e soprattutto Black mirror – straordinario repertorio di simulazioni del futuro. Se ne è accorta la stessa editoria: si pensi a Wildworld, un nuovo genere letterario – di cronaca visionaria – inventato da Giulio Milani per una collana di Transeuropa.» Filippo La Porta, “La Repubblica/Robinson”

Operativa dal marzo 2018 e con un programma di pubblicazioni già stabilito fino al 2020, questa serie antologica prende spunto dalle principali correnti del neorealismo internazionale – autofiction, Gonzo e New Journalism, non-fiction novel, antirealismo, realitysmo, New Italian Epic, affresco storico noir –, e rimescola le carte tra realtà e finzione con una sequenza di titoli destinati a comporre un potente affresco della società e del paese al tempo dell’«esperienza indiretta collettiva», qual è per esempio il fatto di cronaca replicato e condiviso per teorie interminabili di commenti e rielaborazioni. Grazie ai dispositivi letterari di questa poetica, in parte ripresi anche nel decalogo letterario degli Imperdonabili, si rinnova tanto il concetto di realismo allargato (diretto qui al passato anziché al futuro prossimo, quindi più ucronico che distopico) quanto il romanzo di formazione tradizionale, perché l’indagine non passa più soltanto dal recinto sacro dell’io dell’autore, ma dallo sforzo di raccontare sé stessi dentro un’epoca e una società globalizzate, per interposto fatto di cronaca.

Dal punto di vista stilistico, è bandito quasi del tutto l’uso di similitudini e paragoni, viene limitata al massimo l’affabulazione (il pensiero diretto o indiretto dei personaggi) e l’uso dell’imperfetto “riassuntivo”, a cui si preferisce lo stile indiretto libero e l’impiego della comunicazione non verbale dei personaggi per favorire un’esperienza di lettura la più aperta possibile all’indagine del lettore; all’ambiguofobia didascalica del favolista moraleggiante, pedagogico, si preferisce l’ambivalenza e il mistero di una costruzione scenica che procede per giustapposizione, senza nessi logici espliciti. L’uso di aggettivi, gerundi e participi – tipici di uno stile riassuntivo, oggettivo, da verbale o referto  – viene consapevolmente ridotto in favore dell’indicativo e di dettagli pittorici soggettivi, che aumentino l’illusione di realtà del lettore, alla cui costruzione concorre, in maniera controintuitiva, anche l’impiego dell’anti-realismo, del paradosso, del falso, del surreale, del soprannaturale psicologico o sociologico. 

In conclusione, la nuova poetica intende raccontare il mondo “selvaggio” in cui viviamo per interposto fatto di cronaca, attraverso un’esperienza indiretta collettiva ricostruita dall’autore da un punto di vista personale e insieme antropologico, che favorisca l’indagine del lettore e un’esperienza attiva di interpretazione del testo. 

Per un approfondimento, a questo link le note comparse il 19 luglio 2019 sul blog La letteratura e noi di Romano Luperini.

 

 

 

PRIMA STAGIONE (2018)


La notte dei ragni d’oleandro
di Mario Bramè (marzo)

Un diavolo, con i suoi complici, sta preparando una strage al Bataclan di Parigi, durante la notte del13 novembre 2015. Qual è il movente della loro azione? La risposta non è nel Corano, ma nel libro insospettabile di un filosofo tedesco, padre del nichilismo occidentale. Il narratore è un batterista che prende parte, con altri musicisti, alla competizione più importante dell’anno. In quella stessa notte.

Mario Bramè è nato a Vigevano nel 1973 e vive a Milano. Ha pubblicato saggi accademici, traduzioni e curatele, oltre ai volumi Di che cosa è fatto il mondo? Viaggio nella metafisica da Talete alle Stringhe (Lupetti, 2007) e, con Felice Accame, La strana copia. Carteggio fra due avversari su natura e funzione della filosofia (Mimesis, 2010). Ha fondato e diretto Edizioni Melquìades, casa editrice attiva in filosofia della scienza. Attualmente dirige la collana “Meccanismi” per BookTime. È stato, per dodici anni, batterista e cantante del gruppo di rock psichedelico/progressive “Mary Newsletter”, con all’attivo tre album e numerosi concerti, tra cui un live negli Stati Uniti.  È sposato e ha due figli. Da sempre appassionato di musica, la notte del 13 novembre 2015 non era al Bataclan, come tutti. Questo è il suo primo romanzo. 

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Sotto il suo occhio
di Giulia Seri (maggio) – Terzo classificato al premio Giallolatino di Sabaudia (agosto 2019)

Il romanzo si ispira a quanto successo a molte vittime del revenge porn – il furto e la condivisione di immagini intime – come Tiziana Cantone e Michela Deriu, ma con un io narrante che si dichiara estraneo ai fatti. Una ragazza di provincia s’innamora di un giovane fotografo dalle fragili capacità, sostenuto nella sua ambizione da un inseparabile amico d’infanzia. Fra i tre si crea un legame pieno di ambiguità e frustrazione, che culmina in una notte di rabbia e di sesso immortalata con il cellulare. Ne scaturisce un’indagine sul filo del crollo nervoso, che la porterà alla resa dei conti con la donna dello schermo e col disprezzo e l’ammirazione che la circondano: il conflitto con la persecuzione mediatica suggellerà, nell’ultima scena, una verità più perturbante del dramma registrato in cronaca. 

Giulia Seri, nata a Civitanova Marche nel 1984, con la famiglia si trasferisce a Monza in giovanissima età. Laureata in ingegneria elettronica al Politecnico di Milano, passa i primi anni della sua carriera tra l’Austria e la Cina, mentre si specializza alla Judge Business School di Cambridge. Questo è il suo primo romanzo.

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Cancellare la città
di Marco Aragno (ottobre)

Napoli. Una serie di misteriosi incendi illumina la notte, dentro una Terra dei Fuochi che somiglia a un triangolo delle Bermuda, tra Ubik e Dark City: mentre la città svanisce un pezzo dopo l’altro, una ragazza viene stuprata e uccisa. Secondo un giornale di destra e il suo editore, un immigrato di seconda generazione con ambizioni politiche nel Blocco Nazionale, sono stati gli zingari. Per rappresaglia, alcuni residenti danno fuoco al campo rom e nel rogo muore un bambino di dodici anni. Un giornalista finisce indagato per aver scritto la bufala: è l’inizio di un intreccio tra politica, opinione pubblica e camorra che lo porterà sull’orlo della follia, pur di difendere la sua menzogna, mentre lo spettro del bambino lo tormenta come la cosa più reale che esista. 

Marco Aragno è nato in provincia di Napoli nel 1986. Nel 2010 ha esordito in poesia con Zugunruhe (Lietocolle, Falloppio). Suoi testi poetici sono apparsi sulla rivista “Poeti e Poesia”, sulla rivista “Italian Poetry Review” della Columbia University, su “Nuovi Argomenti” e sul trimestrale di Poesia “Atelier”.  Nell’aprile del 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo dal titolo “Absolute” per la Con-fine edizioni. Nello stesso anno è uscita la sua seconda raccolta di poesie presso Raffaelli editore, Terra di mezzo, finalista al Premio Rimini 2015. Lavora come praticante giornalista professionista presso l’mittente televisiva napoletana Teleclubitalia. Collabora con Linkiesta.it e con il quotidiano Roma.

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Nessun limite oltre il cielo
di Luca Cherubino (dicembre)

Il romanzo si ispira a quel fenomeno di suicidi pilotati “per sfida o per gioco” che prende il nome di Blue Whale Challenge o “Balena blu”. Ne resta vittima la figlia di un magistrato, un padre che inizierà la sua indagine sotto copertura negli abissi della rete: ruba l’identità di un morto e comincia a galleggiare in un mondo sconosciuto, equivoco e perverso. Lo tallona un ispettore oppresso da nodi mai risolti del passato: un polar cyberpunk, che ci racconta il dilemma dei significati che diamo all’esistenza e all’identità al tempo delle chatbot e della morte social.

Luca Cherubino è avvocato, esperto in diversi fenomeni sociali e di cronaca nera di cui si è occupato per professione. Nel 2016 ha pubblicato il thriller “Viola”, un romanzo di formazione giudiziario sul tema della trasgressione e della colpa.

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SECONDA STAGIONE (2019)


Tutte te stessa
di Mariangela Ballardini (aprile)

Liberamente ispirato a recenti eventi di cronaca come il caso Weinstein e quello, in Italia, del giudice Francesco Belluomo, dove uomini di potere sono stati accusati di molestie sul lavoro, il racconto muove dalla prospettiva di una ragazza di modesta provenienza ma grandi ambizioni, che viene ammessa a un prestigioso corso di magistratura. La ragazza entra così in un gioco di competizione malsano e totalizzante, che finirà per capovolgere tutto quello che sapeva di sé, delle colleghe e della classe dirigente del nostro Paese, fino a svelarle i retroscena di un comitato d’affari nazionale capace di vendere i favori sessuali delle corsiste e di “aggiustare” i processi, implicato con la mafia e con il traffico di influenze.

Mariangela Ballardini è nata a Faenza nel 1986, è laureata in lettere, insegna italiano e ha frequentato un master di produzione e sceneggiatura TV a Londra. Questo è il suo primo romanzo.

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Tra mostri ci si ama
di Viviana Fiorentino (maggio)

Il racconto muove dalla prospettiva di una palermitana, Alice, che nel primo decennio del 2000, nell’Italia del governo Berlusconi, lascia la sua città natale, Palermo, per ricominciare una nuova vita all’estero. Si trasferisce a Berlino piena di entusiasmo, ma la fortuna non gira come avrebbe desiderato. La lettera di un’amica d’infanzia stravolge all’improvviso la sua esistenza, che  ruotava fin lì intorno alla disciplina dell’Aikido e all’infatuazione per un’amica di arti marziali. Cosa lega l’improvvisa scomparsa dell’amica, il caso Ruby e i festini di Berlusconi ad Arcore, di cui si parla sui giornali italiani? Guidata da un terribile presentimento la ragazza tornerà a Palermo, mentre una serie di vicende a metà tra il sogno e il ricordo le proietterà il passato dell’amica su sé stessa, fino a condurla al bivio tra la fine e l’inizio del viaggio che entrambe hanno compiuto per congiungersi. 

Viviana Fiorentino nasce a Palermo. Dopo gli studi in Toscana, viaggia per l’Europa. Si trasferisce in Irlanda, dove attualmente vive e insegna letteratura italiana per stranieri. Dal 2018, partecipa a festival di letteratura italiani e irlandesi, poetry readings, al Belfast Book Festival e ai progetti di poesia itinerante (“LabeLLit” e Poetry M’app). Nel 2018 vince premi di poesia o viene segnalata (tra i quali, Arcipelago Itaca; Bologna in Lettere). Sue poesie compaiono su blog letterari (Poetarum Silva, Carteggi Letterari, Unarosadipiu), sulle riviste internazionali di letteratura Brumaria e FourXFour Poetry Journal. Una sua silloge è pubblicata da Arcipelago Itaca nel 2018. Nel 2019 pubblica la raccolta di poesie In giardino per Controluna Edizioni e il suo primo romanzo, Tra mostri ci si ama, per Transeuropa. Nell’autunno 2019, una sua silloge poetica è pubblicata nell’Antologia ‘Writing Home: the New Irish poets’, per Dedalus Press.

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Termomeccaniche
di Luca Fassi (ottobre)

Il romanzo è ispirato agli svariati fenomeni di molestie che hanno configurato il reato di stalking: la vicenda è raccontata dalla prospettiva di un giovane biologo alle prese con una relazione al capolinea. Quando Ellie lo lascia senza troppe spiegazioni, Loris ricorre a un complesso modello matematico per cercarne la ragione: grazie all’algoritmo Andros, capace di tracciare l’empatia che governa le relazioni affettive, le analisi lo conducono verso uno scenario sconcertante; la percezione della realtà inizia a sgretolarsi e lo scienziato, con l’idea di salvare la sua storia d’amore e di essere vittima degli eventi, finisce col costruire le premesse per una catastrofe e per l’inizio di una deriva seriale

Luca Fassi nasce in provincia di Milano nel 1982. Laureato in economia, vive e lavora e Saint Joseph, in Michigan, per una multinazionale. Questo è il suo primo romanzo.

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L’avversaria
di Michela Srpic (novembre)

Il romanzo è liberamente ispirato al caso Cogne. Ma cosa significa “liberamente”? Il caso Cogne è stato analizzato in tutti i modi dai media e dagli inquirenti, c’è una sentenza passata in giudicato, cosa potrà mai aggiungere il libro a quanto giù sappiamo? In realtà, com’è nella natura della Wildworld, qui non si indaga quel che è “realmente accaduto”, magari con indagini autonome dello scrittore sull’esempio di Truman Capote o con inserimenti, chiose, riflessioni dell’io narrante dell’autore com farebbero Carrère o Saviano, no; qui l’autrice ha preso lo schema del fatto di cronaca e ha provato a immedesimarsi nella vicenda a partire da fattori antropologici (e mitici) universali, accessibili a chiunque, proiettandovi il proprio vissuto, la sua esperienza di maternità, per esempio, o i rapporti complicati che esistono in qualunque famiglia a partire dalla sua. L’autrice ha quindi proiettato sé stessa al bivio di eventi eccezionali, che a lei non sono accaduti ma che sarebbero potuti accadere se solo le cose si fossero messe in un determinato modo. Quale? Questa è la polpa narrativa che non conosciamo del caso in questione. Ne è saltata fuori una narrazione che tiene inchiodati alla pagina dall’inizio alla fine, anche se già sappiamo come andrà a finire, in un crescendo di alienazione e terrore – per effetto del soprannaturale psicologico – che ricorda il meglio della tradizione gotica e insieme quel “teatro mentale dell’orrore” di cui è oggi maestro, dopo Stephen King, Thomas Ligotti. Il lettore non solo morirà di paura, ma scoprirà qualcosa di sé, anche grazie alle nuove tecniche di “scrittura illusionistica” elaborate dal nostro gruppo di autori, che sarebbe stato meglio tacere.

Michela Srpic è nata nel 1979 a Trieste. Laureata in Psicologia Clinica all’Università “Carlo Bo” di Urbino, si è poi trasferita a Roma per lavoro. Attualmente  vive e lavora a Trieste, dove si occupa di bambini, adolescenti e famiglie, anche come Giudice Onorario presso il Tribunale dei Minori. È sposata e ha due figlie. Questo è il suo primo romanzo.

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TERZA STAGIONE (2020)


Il materiale umano 
di Andrea Toso (ottobre)

Il primo volume della terza stagione racconta un paese in cui Salvini diventa premier, lo scontro sociale si riaccende seguendo dinamiche conflittuali e ideologiche già conosciute in passato e si riaffaccia il terrorismo di matrice politica: nascono le Brigate Millennials per la Resistenza, il braccio armato del giovane movimento Trigger.

Andrea Toso nato a Torino nel 1974, studia musica a Torino e a Parigi. È cofondatore del progetto Mattia Donna & La Femme Piège, nome col quale firma dal 2010 la composizione e la realizzazione di colonne sonore per film, serie tv e documentari.
Questo è il suo primo romanzo.

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Ultimo stadio 
di Francesco Negri (dicembre)

Fuori collana, edizione limitata e personalizzata dall’autore. Ambientato in una Milano livida e contemporanea, ULTIMO STADIO si apre con una serie d’attentati che scuotono la città e segnano la nascita di un nuovo terrorismo: senza alcuna rivendicazione né apparente logica grattacieli e chiostri universitari esplodono, Giorgio Armani ricompare dopo un lungo sequestro incatenato a un cartello che minaccia «ognuno può svanire», al papa è promessa la morte se non canterà brani punk durante la messa di Pasqua, quaranta bambini tornano dall’asilo con svastiche tatuate sul corpo, controllori ATM vengono giustiziati a colpi di Liberator. E mentre l’intero paese subisce il contagio di una violenza assurda e situazionista, gli autori rimangono nell’ombra. Sono tre ventenni di periferia – cresciuti assieme fra le strade della Zona 6, i licei del centro e le gradinate di quella stessa Curva raccontata ne I Furiosi. Ma se le BR e i personaggi di Balestrini «volevano tutto», oggi a deflagrare tra proiettili e molotov è una negazione altrettanto assoluta.
Dai lockdowns dentro le case ALER alle feste negli attici di Manhattan, da nemici pubblici a stars internazionali: la loro parabola attraversa un mondo al collasso in cui i palinsesti televisivi hanno rimpiazzato la coscienza e la verità non è altro che un’immagine sui socials. Con una lingua interpolata e brutale – figlia della CCRU quanto del rap – ULTIMO STADIO seziona gli aspetti più vacui e autodistruttivi di una generazione.

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Le cover sono realizzate dall’illustratore e designer Maurizio Ceccato, a eccezione di Ultimo stadio.