Come e perché ridefinire il contesto editoriale e letterario. Riunione degli Imperdonabili a Roma

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Si è tenuta a Roma l’11 e il 12 gennaio la prima riunione nazionale degli Imperdonabili: l’occasione è stata utile per riflettere su quanto è stato fatto fin qui e per rendere operative le linee guida indicate nel primo documento collettivo, pubblicato sul Fatto quotidiano lo scorso 15 dicembre.

Il gruppo lavorerà adesso su questi fronti: 1) costituzione dell’ufficio stampa e della pagina nazionale Facebook degli Imperdonabili con relativi account social; cronoprogramma per la pubblicazione dei prossimi documenti; 2) costituzione del gruppo redazionale che si occuperà del decalogo letterario e/o di quello che si occuperà del documento sulla struttura editoriale; 3) costituzione del gruppo che si occuperà del documento sulla scuola (“una alleanza contro la povertà educativa”); 4) costituzione del gruppo che si occuperà di lavorare con il mondo dell’arte; 5) attivazione dei gruppi regionali.

Nell’insieme, il gruppo di lavoro formato dai membri attivi andrà a costituire la base della cabina di regia nazionale e della redazione della rivista/piattaforma degli Imperdonabili.

Le ragioni della protesta

Riteniamo che esista un gruppo di auto-aiuto più o meno esteso e che questo gruppo tenda sostanzialmente all’egemonia dell’immaginario, ossia ne faccia anche un discorso di occupazione di posti di potere e quindi di politicizzazione. Non capita solo nel mondo letterario. Esiste una “porta girevole” tra giornalismo, editoria, politica che non ha senso negare. Al contrario di altri settori, come il cinema o la musica o lo sport, l’esercizio della critica e la libertà di espressione qui sono meno coltivati proprio in ragione di questi aspetti “endogamici”, come scrive Chiara Lico. Ma la specie letteraria protetta ha oggi un problema: il suo pubblico sta svanendo; se dunque resta unica depositaria del diritto di raccontare il paese rischia di essere parte della criticità che a parole vorrebbe superare, ossia il fatto che si legge sempre meno e sempre peggio.

Esiste poi un discorso di uniformità della classe sociale dei chierici, come li chiamava Julien Benda, che è una classe sacerdotale (e maschile) di cui puoi far parte solo intreiottandone le regole, le leggi non scritte. Queste regole sono ormai fuori dal mondo e infatti impediscono agli artisti e agli scrittori di percepirlo nella sua esperienza. L’esperienza senza i mezzi non fa un artista, ma nemmeno coltivare solo i mezzi senza fare esperienza del mondo.

Le ragioni della proposta

Gli imperdonabili stanno portando avanti un’iniziativa che intende allargare la rappresentatività sociale dell’arte e del letterario, e nello stesso tempo potenziarne i mezzi tecnici, espressivi, produttivi in modo da ridisegnare il concetto stesso di autore, editore, lettore. Con cadenza mensile, il gruppo pubblicherà tutti i documenti che mostreranno i passaggi indispensabili per costruire un’alternativa credibile, efficace, duratura.

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Fotografia a corredo di Michela Bin, per gentile concessione dell’autrice. Nata a Trieste nel 1972, Michela Bin è laureata in archeologia medievale presso l’Università di Trieste; appassionata di fotografia da sempre, ha approfondito le sue conoscenze, tra gli altri, con Graziano Perotti.


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