L’estate dei lunghi coltelli nell’area del dissenso

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Scrivo questa nota a margine della polemica legata alle clamorose dimissioni della vice-presidente di Rivoluzione Allegra, annunciate lo scorso 14 giugno e ratificate il 18 dal nostro direttivo: primo per trasparenza (quella possibile), in secondo luogo perché ho notizia di dissidi in tutta la nostra area.

Il fatto è normale, direi ovvio, e per nulla “anti-sistemico”: viviamo in un protettorato pseudo-democratico, occupati dagli Stati Uniti fin dalla sconfitta militare del 1945, in procinto di seguire gli anglo-americani in una nuova guerra mondiale dagli esiti nefasti per la popolazione civile e al solo scopo di garantire i loro interessi e investimenti in un momento di trasformazione economica, tecnologica e geo-politica destinata a ridisegnare l’assetto globale delle sfere di influenza delle cosiddette super-potenze. In questa fase complicata e drammatica, le temperature esterne e interne ai soggetti organizzati in campo sono destinate a salire man mano che le scadenze elettorali si succedono e gli eventi precipitano.

Lo abbiamo visto con le amministrative: tra il primo e il secondo turno si sono consumati regolamenti di conti tanto nell’area sistemica che nell’area dell’opposizione extra-parlamentare, con tradimenti, accuse, veti, espulsioni, scissioni e nuove alleanze.

La nostra “prospettiva costituente” è stata da molti salutata come un balsamo e in particolare dal CLN di Ugo Mattei, che nel suo libro “Il diritto di essere contro” (uscito a maggio) sostiene le stesse tesi di Rivoluzione Allegra espresse nel convegno di Marina di Massa del 2 giugno: occorre pensare l’area del dissenso come un fronte anti-sistemico simile al Comitato di Liberazione Nazionale nella lotta di Resistenza al nazi-fascismo ossia una compagine variegata dal punto di vista politico, dottrinale, sociale, ma unita dall’obiettivo: 1) di sconfiggere, processare e sostituire un’intera classe dirigente colpevole di strage, di crimini contro l’umanità e contro lo Stato, di attentato alla Costituzione, di eversione dell’ordine democratico; 2) di uscire dalla Nato; 3) di uscire da questa Unione Europea serva della Nato e degli anglo-americani; 4) di ripudiare la guerra e il militarismo; 5) di recuperare l’autonomia che manca al nostro Paese dal 1945; 6) di diventare uno Stato neutrale e con un ruolo di pace sul versante internazionale; 7) di convocare una nuova Assemblea Costituente perché il nuovo arco costituzionale elabori e sottoponga all’approvazione del popolo italiano una Costituzione di terza generazione più adatta alle sfide della contemporaneità.

Una foto del convegno nazionale sulla prospettiva costituente, 2 giugno 2022., Marina di Massa, villa Cuturi

Un obiettivo radicale e altissimo? Certamente. Ma nulla che non sia nell’ordine di grandezza degli eventi, tant’è vero che ci siamo trovati a pensare la stessa cosa in diverse persone e soggetti politici (per quanto riguarda Rivoluzione Allegra, il manifesto che contiene la proposta di arrivare a una nuova Costituente non è affatto nuovo, ma risale al maggio dell’anno scorso).

Dunque è altrettanto chiaro che l’intento politico è fare in modo che si creino le condizioni per una alleanza vasta, come deve essere, ma anche con un mandato univoco di lungo periodo: non si deve lottare per il governo del Paese come un’ammucchiata elettorale qualsiasi, ma per un cambio di regime politico effettivo e permanente, che riprogrammi l’intera costruzione istituzionale, culturale, economica e sociale della Repubblica italiana dei prossimi settant’anni.

In questa direzione sarebbe perfino auspicabile, come facevano i Radicali di Marco Pannella, prendere la tessera di tutti i partiti e le associazioni dell’area anti-sistemica, con funzione di raccordo e indirizzo nello spirito costituente, a eccezione di quanti non abbiano compreso la drammaticità del momento e la gravosità del compito: codesti soggetti interessati solo all’esercizio del potere esecutivo (gli opportunisti e i politicanti) o per converso alla mera organizzazione di base (i pre-politici e gli anti-politici), devono essere abbandonati a loro stessi, in un processo di ovvia selezione naturale.

A questo proposito, ritengo che le piazze e gli organismi più strutturati debbano affrontare l’estate dei lunghi coltelli, ossia l’estate della lotta tra lo spirito costituente e l’io minimo, con serenità e fiducia: soffriamo oggi per essere più forti domani.

Dobbiamo infatti prepararci a un inverno rovente, e le temperature di questa estate ci stanno fornendo l’occasione per metterci alla prova: resteranno in piedi solo i soggetti più validi e motivati.

Quanto a Rivoluzione Allegra, il nostro direttivo e gli associati hanno tenuto botta e superato la vertenza interna in due settimane, dopo aver sconfitto a maggio il tentativo di boicottaggio del nostro convegno a opera di “fuoco amico”. Una prova di grande maturità e coesione, tant’è che possiamo dire di rappresentare una delle realtà della Toscana con più futuro davanti: un miracolo, per chi conosce la desertificazione culturale e politica della provincia di Massa Carrara e purtroppo della Regione tutta.

Abbiamo dovuto affrontare la violazione dei vincoli di riservatezza dell’associazione, l’intelligenza con i nostri avversari politici, la fabbricazione di veri e propri dossier, per quanto caserecci e privi di sostanza politica o di reale forza contundente, con uno scaltro mix di verità e menzogna, diffamazioni, formulazioni calunniose, frasi e circostanze riportate senza contesto, perfino per conto terzi o inoltrate a terzi all’oscuro di ogni cosa – il tutto nel (vano) tentativo di silurare l’ingresso di RivAl nel CLN e delegittimarne il rappresentante come disperata, sproporzionata e nel concreto inconcludente risposta per le ferite narcisistiche (l’io minimo, appunto) di chi non ha ben capito in quale immenso guaio si trova il nostro Paese e quale incredibile fiore siamo riusciti a coltivare in un giardino di cemento. Una vicenda dolorosa e paradossale, per certi versi perfino patetica, ma da cui siamo usciti con una dote in più: la conferma del rilievo nazionale guadagnato dalla nostra associazione e la consapevolezza della nostra forza collettiva.

Rivoluzione Allegra ha attraversato, da maggio a giugno, una “crisi di crescita” che ci porta oggi a guardare alla proiezione politica con la serenità di chi ha imparato a parare i colpi da qualunque parte provengano e adesso si muove verso l’obiettivo più ambizioso: convincere le persone ad affidarci il loro mandato per rivoluzionare il Paese, a partire dai territori.

Si faccia lo stesso ovunque possibile, perché poi ci mangeremo le mani scoprendo di non aver saputo esprimere e sostenere i rappresentanti delle nostre piazze nella federazione politica che sta nascendo su scala nazionale.


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