Anonima poeti: il testo vincitore

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È successo di tutto: aspre contestazioni al dcpm poetico, accuse di plagio, squalifiche brucianti, profili fake che hanno tentato di delegittimare i risultati delle “urne”, addirittura un “hackeraggio” della nostra casella di posta. Eppure siamo riusciti a portare a termine il contest con successo. Abbiamo infatti selezionato venti poesie di tutto rispetto che andranno a costituire l’ossatura portante di un’inedita imperdonabile antologia poetica.

“La nostra letteratura è perlopiù mediocre, composta da letterati ruffiani e venduti al potere. Qui stiamo facendo come Boccaccio col Decameron, con la stessa leggerezza e ambizione.”

Giulio Milani

Ma anzitutto i dati:

  • 4 settimane di critica poetica;
  • 291 poesie è il totale delle poesie iscritte al contest;
  • 193 poesie anonime commentate e analizzate nel nostro gruppo facebook;
  • ogni poesia pubblicata sul gruppo ha ricevuto, mediamente, circa venti commenti;
  • 20 testi finalisti, selezionati dalla redazione
  • 32 ulteriori opere segnalate per l’antologia
  • 1 vincitore

Alcuni fra i partecipanti hanno parlato di una forte “pressione” dovuta in buona parte all’anonimato – aspetto sacrale del contest. Altri concorrenti hanno partecipato in misura “agonistica fino al delirio”, in modo persino opaco, compiendo strategie e probabilmente introducendo dei profili fake al fine di alterare le votazioni. C’è fra loro chi allude al fatto che qualche partecipante si sarebbe messo d’accordo, rompendo – in privato – il sacro vincolo dell’anonimato, magari per uno scambio di voti incrociato. Nulla è dimostrabile chiaramente.

Ma tutto ciò non ha fermato l’iniziativa che anzi, nell’insieme, è riuscita a produrre una cinquina di testi – quello vincitore su tutti – a cui va riconosciuto il merito di aver prodotto uno scarto evidente rispetto a tutti gli altri e, probabilmente a buona parte della produzione poetica odierna.

Come redazione teniamo solo a ribadire quel che sosteniamo dall’inizio ed è chiaro fin nel bando del contest: tra tutti i modi di fare poesia, come gruppo, noi cerchiamo quello “imperdonabile”. Quindi non è questione di verità o, peggio ancora, di “qualità” – termine industriale da cui rifuggiamo – ma di regole esplicite che favoriscano l’emersione di un campo da gioco solo nostro. La poesia, la letteratura, il linguaggio, sono anche o soprattutto atti identitari e come tali noi li abbiamo espressi, consapevolmente e in modo dichiarato. Se non si comprende questo, non si capisce nulla di quanto è accaduto e ancora succederà.

Quello che oggi vi presentiamo è il testo vincitore:

Mio padre

di Simonetta Silvestri Raggi

La terra un tempo le azzurre cime
l’idea che il cammino si adoperasse in frutti
a ogni aprile la conta delle sedie.

Adesso tu povero te
reclami la spinta
l’aggiustatura di un braccio
di un fianco che si alzi da sotto.

Se almeno piovessero una e due
trecento bombe bombe bombe, dici
per sgranare cortecce sagome minuzie
e cartoline

“Stava fatta di una carne
di un corpo chiaro
di denti osservati in tratti di luna
facevano mucchio coi suoi piedi beati”

Due guanti in disuso
cercano di lei mani vive
galleggiano in spaio, un quadro di niente.
Neanche tempesta.

Obliquo e molesto è il caso.
Da quella inquadratura, padre, resta rado l’avvenire.


Simonetta Silvestri Raggi nella tipica posa della “Working Class Heroes Poetry”

Simonetta Silvestri Raggi (Modena) è maestra di Tai Ji Quan e Qi Gong, studiosa del pensiero orientale ed esperta in medicina tradizionale cinese. In passato si è occupata anche di pittura e di teatro fondando la compagnia “REER ZONE”, con la quale ha scritto e diretto alcuni spettacoli.


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