Checco Zalone, imperdonabile ad honorem

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Occorre sempre fare delle premesse. È indispensabile sgombrare subito il campo da possibili equivoci, esibire la patente, il distintivo, e presentare una parure di excusatio non petitae. Così si affrontano oggi gli argomenti custoditi nella trappola discorsiva con sirena d’allarme incorporata del politically correct.
Dunque le mie premesse sono queste: sono di sinistra, molto. Attualmente, diciamo così, non mi sento rappresentato in Parlamento. Sono per lo ius soli, senza alcun dubbio. E non sono nemmeno un fan di Checco Zalone. Mi fa, al massimo, sorridere (tranne l’imitazione di Allevi: davvero geniale).

Ma.
Ma qualche giorno fa mi sono imbattuto nel promo ufficiale del suo nuovo film, Tolo Tolo. Nel video, l’attore comico canta la canzone “Immigrato” e mostra una serie di situazioni nelle quali ci siamo trovati più o meno tutti diverse volte: la moneta da lasciare al parcheggiatore abusivo, il lavavetri invadente ecc. Nel finale, lo stesso immigrato dalla faccia simpatica (ma dalla pelle nera) si intrufola perfino in casa del protagonista e ne seduce la moglie, corrisposto. Epilogo: tutti nel letto di Lucia, perché il ragazzo si è «integrato» nella coppia.
Zalone, movenze da Celentano, gioca sul registro abituale dei suoi sketch: l’attacco ironico. Mentre guardavo il video, sentivo crescere un senso di malessere. Mentre mi auto-analizzavo, ho presto scoperto che si trattava del disagio preventivo per ciò che sarebbe accaduto. Insomma, annusavo le critiche che sarebbero arrivate. Accuse di razzismo, come puntualmente è successo.

Se proprio doveva divertirsi con l’immigrazione e insieme rispettare i canoni di questo politically correct molto mainstream e di sinistra – quella che io considero un’impostura o una parodia della sinistra che fu, ben inteso –, Zalone avrebbe dovuto mettere in piedi una breve sit-com in cui i valori della tolleranza e dello scambio culturale sarebbero emersi tra sorrisi e gag innocue, futili.
Insomma, il comico avrebbe dovuto trattare l’immigrato come si trattano gli handicappati (pardòn, «i diversamente abili»), quando non si ha la necessaria dimestichezza nel gestire la loro diversità. Proprio così, infatti, la retorica perbenista tratta l’immigrato: da disabile.

Tuttavia, ditemi, come si diventa amici di una persona? Quand’è che il nuovo arrivato entra davvero a far parte del gruppo? In che modo l’operatore tratta la persona con un handicap senza farlo sentire diverso? Con la presa in giro, che invita implicitamente a restituire in un rapporto di reciprocità.
Guardate il video di Zalone con queste lenti, coraggio. Segna una svolta. L’immigrato è preso in giro come qualsiasi altra «categoria vittimaria» (uso un termine antropologico che designa i gruppi umani che possono fungere da contesto di estrazione del capro espiatorio): come il ricco sciroccato, il povero e ignorante, il vecchio che osserva il cantiere, la poetessa con le tette in vista

Il video di Zalone è il trionfo dell’integrazione perché fa cadere il velo di pietismo da Milano progressista-bene e si sporca finalmente le mani con la quotidianità, con intelligenza e leggerezza.
Vogliamo trattare l’immigrato come davvero trattiamo tutte le altre persone, senza la paranoia che potremmo in questo modo sdoganare il fascismo e il razzismo?

Io penso, come altri Imperdonabili, che la famosa integrazione passi anche da qui, dal considerarci più come gli abitanti della nazione che saremo – finalmente matura e democratica –, che non come i pronipoti di Mussolini e gli inquilini di una improbabile distopia totalitaria che ci trattiene nel passato in modo irredimibile, e che nel video di Zalone ci sia la chiave per superare il politicamente corretto senza scadere per forza nella frequenza lessicale opposta, quella del «becerume brutalitario».

*** *** ***

Fotografia a corredo di Michela Bin, per gentile concessione dell’autrice. Nata a Trieste nel 1972, Michela Bin è laureata in archeologia medievale presso l’Università di Trieste; appassionata di fotografia da sempre, ha approfondito le sue conoscenze, tra gli altri, con Graziano Perotti.


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